Thursday 7 November 2013

Una Santuzza da Palermo a Woodbridge (ITALIANO)


Tutto ha origine a Palermo, su Monte Pellegrino reso famoso nel resto d’Europa da J.W. Goethe il quale, nel suo Viaggio in Italia,  lo descrisse come: «grande massa di roccia, più largo che alto […] la sua bella forma è al di sopra di ogni descrizione […]».

Nel cuore dei palermitani, tuttavia, Monte Pellegrino è più semplicemente la dimora della Santa patrona della città.

Avevo circa otto anni quando all’alba di una mattina di settembre venni svegliata da mia madre per fare quell’esperienza che ogni palermitano vivrà almeno una volta nella vita: l’acchianata a Santa Rosalia: la salita a piedi, scalzi, in ginocchio, o con bimbi sulle spalle al santuario.

Alle falde della montagna che sovrasta Palermo, laddove un antico viottolo lastricato di pietre quadrate comincia, gruppi di persone si erano date appuntamento per rendere o chiedere grazie alla loro amata e potente Santuzza, Rosalia. L’alba era, e certamente rimane, il momento migliore della giornata per affrontare il pellegrinaggio, considerato che agli inizi di settembre il caldo in Sicilia può essere ancora afoso. Quella salita, sin dall’età di otto anni, segnò indelebilmente la mia vita da palermitana.

Non è più una questione di credo o meno. Si tratta semplicemente di voler dar voce al proprio spirito. A dimostrazione di ciò, il fatto che nel santuario e in Santa Rosalia le comunità Tamil di Palermo, sia cristiana che induista,  abbiano trovato qualcosa che gli consenta di prendersi cura della propria spiritualità.

La salita è impegnativa e un buon modo per affrontarla è quello di concentrarsi sui pensieri dell’anima. L’acchianata per me è divenuta simbolo di condivisione. Non è  la meta importante, ma il viaggio. Ad attendermi, tuttavia, il calore di un volto amico, sorridente che nella mia mente ha sempre rievocato quello tipico di una mamma, che con gli occhi e un sorriso appena accennato dice al figlio: “Ben fatto!”
 
Ma cosa c’entra Santa Rosalia con Toronto? Questo bisognerebbe chiederlo al sig. Ferrante, palermitano come me, emigrato in Canada come me, il quale a seguito di una grazia ricevuta ha deciso di rendere omaggio alla sua amata Santuzza organizzando a proprie spese il Festino di Santa Rosalia, a Woodbridge!
 La scoperta della riproduzione perfetta della Santa a Toronto è stata del tutto casuale in occasione di una mia vacanza in Canada, quando ancora era lontanissima l’idea di una possibile emigrazione. Rimasi ovviamente colpita e affascinata dalla figura del signor Ferrante e da quanto l’amore per le proprie origini e una profonda devozione e gratitudine possano spingerci a grandi manifestazioni.
Il palermitano, la Santuzza, la prega tutto l’anno ma la festeggia in modo ufficiale ben due volte. La prima volta con l’acchianata di settembre; la seconda volta in luglio. I grandi festeggiamenti di luglio, si dice, furono organizzati a seguito del sopravvivere di molti palermitani a una peste abbattutasi sulla città nel lontano 1624.
 Se doveste trovarvi in Sicilia, a Palermo, il 14 e 15 luglio vi segnalo certamente il cosiddetto Festino di Santa Rosalia.  Per dare un’idea di quanto profonda e radicata sia questa devozione nei palermitani, basti pensare al fatto che lo scorso luglio si è tenuta la trecentottantanovesima edizione dell’evento. Da quasi quattrocento anni dunque, il centro storico di Palermo, una volta l’anno, si trasforma in un affollatissimo teatro all’aperto.
U’ Fistinu (Il Festino, grande festa), nell’aspettativa dei palermitani e dei numerosi turisti che in quei giorni affollano le vie del centro storico, deve stravolgere, commuovere, risultare in un tripudio di gioia, luci, musica,  colori. Essendo in Sicilia, ovviamente,  cibo e bevande rappresentano ingredient fondamentali per la riuscita dei festeggiamenti. In dialetto si dice: “Santu veni, festa fai!” (santo che arriva, bisogna festeggiare).  Da un punto di vista culinario tutto ciò si trasforma in un tripudio di cibo da strada (e non solo), nel quale si alterneranno, càlia e simenza (ceci abbrustoliti e semi di zucca salati), ‘I babbaluci (le lumache sbollentate, servite con olio, aglio, pepe e sale), u’ mulune (l’anguria), pani chi paneddi e cazzilli (pane con panelle e crocchette) e sfinciuni (lo sfincione, pizza dall'impasto soffice e guarnita con moltissima cipolla).
Non sarà possibile organizzare un viaggio in Sicilia il prossimo luglio? Poco importa, male che vada c’è sempre Woodbridge!
 
 

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