One week after moving to Vaughan, I remember I
suddenly realized there was something “annoying” me about the landscape.
There was something missing. Initially I thought that feeling was due to the
fact there was no sea. Maybe, it was the lack of the color and brightness of
those shimmering waves I used to observe at sunset. But still, that was not
what I was missing, what my eyes were looking for.
Then, driving on a ramp, a quick brainwave. La Montagna! Here it comes! There were
no mountains all around. I guess, that was the second time – the first being
the one in Valladolid, Spain - in my life I had that awkward feeling. I was
able to see the CN Tower even if I was 36 km far away from downtown Toronto.
Unbelievable!
At the same time, I realized something. Being an
islander, I am inclined to associate my person to the sea. What about my
mountains? I had the luck to live in two different Sicilian cities: Palermo and
Trapani.
Both are coastal cities. Both have the sea and the
mountains. I had the occasion in this blog to mention Monte Pellegrino in
Palermo, the one about which Goethe said it was the most beautiful promontory
in the world. (We tend to exaggerate especially when we have travelled a lot,
but yet not everywhere…)
Today, it is Monte Erice the one which gently
popped up in my mind. For about 9 years, I woke up every morning with one side
of Erice in front of my eyes, being the first thing dominating the view from my
bedroom balcony.
Monte Erice (formerly Monte San Giulianio) is a
promontory of about 750 m above sea level. On top of it, there is one of the
most enchanting hamlet of Italy. If you go to Sicily, you really shouldn’t miss
a visit to this place.
In line with the history of Sicily, the small
village experienced different dominations. Erected initially by Elymian
people, identified by the Greeks as descendent of a group of Trojans looking
for a refuge in Sicily and, whom, eventually, got married to local people (Sicani)
who were already living in that area.
Erice then became dominion of Greeks, Romans, Arabs
and finally Normans who called it Monte San Giuliano until, in 1934, it was
officially renamed Erice.
One of the most famous building in Erice is
considered the “Castello di Venere”, after the Romans’ Goddess Venus. It used
to be a temple where, depending on the cultures dominating during different
periods, a female divinity usually connected with sexuality and fertility was
celebrated. So, the Phoenicians were celebrating Ashtart (Astarte), then the Greeks Aphrodite and finally the Romans
were celebrating Venus.
To walk among the narrow paths paved with little shining
stone tiles is amazing. I did it so many times while living there without losing,
not even once, the feeling of astonishment for such great beauty.
The experience can assume some mystical tones if it
happens to be there during foggy days, which are not so rare up there.
Erice has a remarkable number of churches worth a
visit and it’s also venue for several international scientific meetings, being
there the Ettore Majorana Foundation and
Center for Scientific Culture.
The hamlet is also pretty famous for its almond biscuits and some pastries (Mustaccioli, Genovesi alla crema).
Years ago a cable-car service was restored to allow
people to reach the top without using the car. Unfortunately, being
not a big fan of cable-cars, I was not brave enough to give it a try. As far as
I was told, it’s an interesting experience.
As per myself, being in Trapani during my adolescence,
I can say I used to go there a lot during our hot summers. It was a sort of
annual appointment for teenagers and grown-ups. July in San Vito lo Capo (whose
beach has been declared one of the most beautiful of Sicily) and Erice in August.
Some days I used to go there just because I felt I
needed to stay by myself. Looking at the breathtaking view from there, the landscape was
making me feel alone, sad and yet strong and proud. The mountain, like the sea,
has the power to make me feel fearful and determinate at the same time. It’s
like a silent dialogue that it’s not really possible to share. It’s another way
to feel the majesty of nature…
(italiano)
Una settimana dopo essermi trasferita a Vaughan,
ricordo di aver realizzato all’improvviso che c’era qualcosa nel paesaggio che
mi “disturbava”. Mancava qualcosa. All’inizio pensai si trattasse dell’assenza
del mare. Forse era la mancanza dei colori e dello scintillio delle onde ai
quali i miei occhi erano abituati al tramonto. Ma ancora, non era quello ciò
che mancava, ciò che i miei occhi cercavano.
Poi, guidando su una rampa, una folgorazione. La Montagna! Ecco! Non c’erano montagne
tutt’intorno. Penso che quella sia stata la seconda volta – la prima era
accaduta a Valladolid, in Spagna, in vita mia nella quale provavo quella strana
sensazione. Potevo vedere la CN Tower pur essendo a 36 km dal centro di
Toronto. Incredibile!
Allo stesso tempo, realizzai qualcos’altro. Essendo
un’isolana, ho la tendenza ad associare la mia persona al mare. Ma che ne è
delle montagne? Ho avuto la fortuna di vivere in due città siciliane diverse:
Palermo e Trapani.
Entrambe sono città costiere. Entrambe hanno il mare
e le montagne. Ho già avuto in questo blog l’opportunità di accennare a Monte
Pellegrino, quello che secondo Goethe sarebbe stato il più bel promontorio al
mondo (Immagino abbiamo la tendenza a esagerare soprattutto dopo aver viaggiato
molto, pur tuttavia non in ogni dove…)
Oggi, è Monte Erice quello che gentilmente ha
fatto capolino nella mia mente. Per circa nove anni mi sono svegliata con Erice
davanti agli occhi, essendo la prima cosa a dominare la vista dalla mia stanza.
Monte Erice (in precedenza, Monte San Giulianio) è
un promontorio di circa 750 m sopra il livello del mare. Sulla sua vetta, si
trova uno dei borghi più incantevoli d’Italia. Se doveste andare in Sicilia,
non dovreste perdere l’occasione di visitarlo.
In linea con la storia della Sicilia, il paesino ha
subito diverse dominazioni. Il paese sarebbe nato inizialmente dagli Elimi,
identificati dai Greci quali discendenti di alcuni Troiani in cerca di rifugio
e i quali, successivamente, si sarebbero uniti alla popolazione locale dei
Sicani.
Erice dunque divenne dominio dei Greci, poi Romani,
poi Arabi e infine Normanni che lo chiamarono Monte San Giuliano finché, nel
1934, fu ribattezzato ufficialmente Erice.
Uno degli edifici più noti di Erice è considerato il
“Castello di Venere”, dalla dea romana. Si trattava di un tempio nel quale, a
seconda della cultura imperante durante le diverse epoche, veniva celebrata una
divinità in qualche modo connessa alla sessualità e fertilità. Per cui, i
Fenici vi celebravano Ashtart (Astarte),
poi i Greci Afrodite e, infine, i Romani vi celebravano Venere.
Passeggiare lungo i viottoli lastricati con piccole pietre
luccicanti è stupendo. L’ho fatto tante volte senza mai perdere, nemmeno una,
quella sensazione di stupore dinnanzi a cotanta bellezza.
L’esperienza può assumere dei connotati “mistici” se
capita di trovarsi lì durante una di quelle giornate nebbiose, non troppo rare
a quell’altezza.
Erice vanta di un discreto numero di chiese che vale
la pena visitare ed è, inoltre, centro di numerosi convegni internazionali di
carattere scientifico, essendo sede della Fondazione Ettore Majorana and Centro per la Cultura Scientifica.
Anni fa il servizio della funivia è stato
ripristinato per consentire alla persone di raggiungere la vetta senza bisogno
della macchina. Purtroppo, non essendo un’amante delle funivie, non sono stata
abbastanza coraggiosa da provarla. A quanto mi è stato detto, si tratta di un’esperienza
interessante.
Per quanto mi riguarda, vivendo a Trapani da
adolescente, posso dire di esservi andata durante le nostre calde estati. Si
trattava di una sorta di appuntamento fisso per adolescenti e adulti. Luglio a
San Vito lo Capo (la cui spiaggia è stata dichiarata una delle più belle d’Italia)
ed Erice in Agosto.
Alcuni giorni, ci andavo solo perché sentivo il
bisogno di stare da sola. Guardare il panorama mozzafiato da lì mi faceva
sentire sola, triste e tuttavia forte e orgogliosa. La montagna, come il mare,
ha il potere di intimorirmi e inorgoglirmi allo stesso tempo. È come un dialogo
silenzioso impossibile da condividere. È un altro modo di sperimentare la
maestosità della natura…
Great shots! I am trying to imagine the unseen occupants of these forts and dwellings ..
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