Friday, 9 May 2014

Memories from the past, thinking about the present/ Ricordi dal passato, pensando al presente

 
                                                       (Toledo, Spain)

As soon as I woke up this morning, a name popped up in my mind: Garcilaso de la Vega.
He was a Spanish poet who was born in Toledo, Spain, around 1503.
I studied his works when at university and, although I am not exactly a "poem-person", I fell in love with some of his sonnets that he wrote during his "Italian or Petrarchan period."

When we moved to Canada, we brought about 800 books with us. I remember it was really hard to make a selection trying to give priorities to those "more important" to us. So, when this morning I went downstairs looking for the book titled, "Poesía castellana completa”, I knew exactly where to search.
Bringing our books with us was essential. We wanted to bring the best of our lives with us, we wanted something to share about our past with our children. We wanted them to grow in the same type of family environment our parents raised us.

In particular, I love the first  six verses of the Sonnet I. And those are the ones I want to share with you today:


Cuando me paro a contemplar mi estado,                
y a ver los pasos por do me ha traído,                         
hallo, según por do anduve perdido,                           

que a mayor mal pudiera haber llegado;                      

mas cuando del camino estó olvidado,          
a tanto mal no sé por do he venido;             



When I stop to reflect on my state,
 and see the ways along which I have been led, 
I believe, given the paths where I got lost,     
That I could have reached a greater misfortune;

but when I forget about the paths,
I do not know how I've reached such a great misfortune;

  Immigration sometimes can be really tough especially if our expectations are too high. I know that when I say this, some people might turn up their nose. But, based on my personal experience (and the nature itself of any experience is highly subjective), I think that is a big component of immigration we need to tackle right away.
Few days ago, speaking about my immigration to Canada, I found myself saying that when I came, I arrived with low expectations, but very strong, long-term ambitions.
A couple of times I was so exhausted (after working 13-15 hours a day) that I felt really confused. It was not a confusion about being or not being in Canada, it was just  one of "those moments."
Alessandro, indeed, used to tell me: "remember why you wanted to leave, why you are here and where you want to go..."
My answer was always the same, "Here I want to be, here I want to stay, here I am going to do what I have in mind...I am just a little bit tired. I need 5 minutes to rest!"
Because when you move with two small children, the maximum break to think about your intentions is not longer than 5 minutes.
Going back to the six verses, I can say the last two represent the moments of tiredness; the first four a powerful engine that make us move and keep going...

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Non appena mi sono svegliata questa mattina, mi è venuto in mente un nome: Garcilaso de la Vega.

Era uno scrittore spagnolo, nato a Toledo, Spagna, intorno al 1503.Ho studiato le sue opere all’università e, pur non essendo esattamente una “persona-poesia”, mi sono inamorata di alcuni dei suoi sonetti, scritti durante il cosiddetto “periodo italiano o petrarchesco”.
Quando ci siamo trasferiti in Canada, abbiamo portato con noi circa 800 libri. Ricordo quanto fosse difficile dover fare una selezione, cercando di dare la priorità a quelli “più importanti” per noi. Così, quando stamattina sono andata giù a cercare un libro intitolato "Poesía castellana completa”, sapevo esattamente dove cercare.


Portarci dietro i libri era per noi essenziale. Volevamo portarci dietro il meglio delle nostre vite; volevamo qualcosa del nostro passato da condividere con i nostri figli. Volevamo farli crescere nello stesso tipo di ambiente familiare nel quale i nostri genitori ci avevano fatto crescere.

In modo particolare, amo i primi sei versi del Sonetto I. Sono quelli che voglio condividere con voi oggi:



Cuando me paro a contemplar mis estado, 
y a ver los pasos por do me ha traído,                          
hallo, según por do anduve perdido,             
que a mayor mal pudiera haber llegado;                

mas cuando del camino estó olvidado,                         
a tanto mal no sé por do he venido;                            ... 

Quando mi fermo a riflettere sul mio stato,
e a guardare il cammino lungo il quale sono stato condotto
trovo che, considerati i momenti in cui mi sono Perduto
sarei potuto giungere a mali ben più grandi;

Ma quando mi dimentico del cammino,
non comprendo come sia arrivato a tanto male;
...


L’immigrazione alle volte può essere davvero dura, soprattutto se le nostre aspettative sono all'inizio troppo alte. So che dicendo ciò, delle persone potrebbero storcere il naso. Ma, in base alla mia esperienza personale (e l’esperienza è per natura fortemente soggettiva), penso che quello costituisca una grande componente dell’emigrazione da affrontare immediatamente. Pochi giorni fa, parlando della mia immigrazione in Canada, mi sono ritrovata a dire che ero arrivata qui con aspettative basse, ma fortissime ambizioni a lungo termine.

Un paio di volte sono stata talmente esausta (dopo aver lavorato per 13-15 ore al giorno,7 giorni su 7) da sentirmi veramente confusa. Non era una confusione data dall’essere o meno in Canada; era semplicemente uno di “quei momenti”.
 Alessandro, allora, mi diceva: "ricordati perché sei voluta partire, perché sei qui e dove vuoi andare..."La mia risposta era sempre la stessa, “Voglio essere qui, qui voglio rimanere, qui farò quello che ho in mente...Sono solo un po’ stanca. Ho bisogno di cinque minuti per riposare!”
Perché quando ti trasferisci con dei bambini piccoli, la pausa massima che ci si può concedere per riflettere sulle proprie intenzioni non supera i cinque minuti.

Tornando ai sei versi, mi sento di dire che gli ultimi due rappresentano i momenti di stanchezza; i primi quattro il motore potente che ci fa muovere e andare avanti...

 



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